Ricevendo questi uomini la San Vincenzo non ha solo lavorato sull’emergenza e sull’assistenzialismo e, infatti: da maggio 2015 sono arrivati a Bellano 8 rifugiati (dopo i 18 nel 2011 e 14 nel 2014) che sono alloggiati all’albergo “Lo scalo”.
Abbiamo spinto ogni persona a ritornare protagonista della propria storia, a riscoprire la responsabilità di indirizzare le proprie scelte verso il miglioramento e l’autonomia.
Arrivare a Bellano ha significato per queste persone entrare in un luogo adeguato per una vita più “normale”, e inserirsi in Italia. È impegnativo, anche perché condizionato da orari di rientro e convivenze (dividere la camera con due – tre compagni) ma oggettivamente una grande occasione, indispensabile per il loro futuro. Certamente senza quest’opportunità le probabilità di una vita felice e pubblicare in Italia sarebbero veramente ridotte al minimo.
Il nostro impegno è apprezzato sia da loro sia dall’albergatore. La parte più impegnativa è stata di accogliere delle giovani persone magari non in buona salute fisica e psicologica perchè reduci d’un viaggio che a volte è durato mesi, testimoni di violenza dovute a conflitti di guerra, decessi violenti dei propri famigliari, … eventi che nessuno di noi augura per un figlio.
Tanti interventi non si sarebbero potuti realizzare senza il sostegno di tutto il gruppo. Più di una volta si sono dovute prendere sui due piedi decisioni difficili (per esempio in ospedale con chi era ammalato), decisioni che singolarmente nessuno si sarebbe sentito in grado di assumersi. Ma si è agito come gruppo, in nome di un’appartenenza, alla San Vincenzo. In poche righe è impossibile raccontare in primo luogo l’esperienza umana e tutto il lavoro fatto con le realtà e le istituzioni con le quali questi uomini e donne dovevano relazionarsi : l’ASL, l’ospedale, i medici, la Questura, il Tribunale, l’Agenzia Tributaria … e l’albergo stesso. La San Vincenzo ha imparato a lavorare con tutti i soggetti attivi in un determinato contesto territoriale e costruito un pensiero condiviso rispetto al problema.
Abbiamo imparato che lavorare insieme a favore dei bisognosi favorisce il diffondersi nella comunità locale di una cultura della solidarietà capace di valorizzare tutte le risorse anche se esterne alla San Vincenzo. Conosciamo tutti i problemi dell’accoglienza dei rifugiati ma l’esempio della San Vincenzo a fatto si che molte persone generose si siano sentite in dovere di aiutarci. Possiamo dire che oggi siamo felici per i nostri ospiti che hanno nel cuore una grande speranza e una fiducia quasi infantile nell’Italia . Ringraziamo anche il Signore, a cui abbiamo chiesto tante volte di farci amici di tutti, di fare che la nostra persona ispiri fiducia , di aiutarci ad accorgerci dei disorientati, e il nostro Santo Protettore ispiratore della nostra condotta.
Nel 2016, grazie alla generosità di una coppia di Lecco nel quartiere S.Stefano, la S.Vincenzo ha ricevuto in comodato d’uso un piccolo appartamento che è stato destinato all’ospitalità di ragazzi stranieri regolarmente presenti su lterritorio ma privi di qualunque forma di reddito. In questo modo, sgravandoli dalla necessità di procurarsi e mantenere un alloggio, hanno avuto un arco di tempo favorevole per trovare un inserimento lavorativo. Per alcuni di loro è stato anche raggiunto un contratto a tempi indeterminato, consentendo loro di rendersi autonomi ed andare ad abitare autonomamente in un alloggio.
Per ogni ragazzo che ha trovato occupazione e ha lasciato la casa, ne è subentrato un altro che seguiva lo stesso percorso. Possiamo dire che almeno cinque giovani hanno potuto crearsi una nuova vita ed inserendosi in maniera dignitosa, autonoma e attiva nella società, e questo è un motivo di grande soddisfazione che ci convince della bontà del progetto.e della necessità di continuare nonostante le spese siano onerose (spese condominiali, bollette e talvolta viveri).